domenica 26 maggio 2013

ANSIA DA ESAME!!!




COS’E’ L’ANSIA DA ESAME?


L’ansia d’esame  si caratterizza  per  il timore, la paura di affrontare un’interrogazione o un esame. L’ansia d’esame patologica  può rientrare all’interno di un quadro di Fobia Sociale e si differenzia dalla normale ansia fisiologica che accompagna gli sforzi dell’individuo per raggiungere uno scopo.

Numerose ricerche mettono infatti in evidenzia come una moderata ansia prestazionale favorisce migliori risultati rispetto alla completa assenza o ad eccessivi livelli di ansia.

L’ansia da esame diventa patologica quando:

  • La sola idea dell’esame è associato a intensi sintomi d’ansia, preoccupazioni, pensieri catastrofici come la bocciatura, il fare un brutta figura, il fare scena muta, sentirsi umiliati, sentirsi falliti, sentirsi difettati creando quindi l’ansia anticipatoria
  • Si sviluppano una serie di sintomi quali: ansia diffusa, tremori, irrequietezza, incapacità a rilassarsi, tachicardia, vertigini. Nei casi più gravi si innesca anche la paura di morire, la paura di perdere il controllo o di impazzire motivo per cui queste persone cercano di evitare totalmente questa situazioni.
  • Vi è la consapevolezza che la paura è irrazionale o esagerata, ma nonostante ciò non riescono a liberarsene. Paradossalmente, proprio questa consapevolezza, porta le persone che soffrono in queste situazioni a sentirsi sbagliate, fragili, fallite con la paura di deludere gli altri compromettendo la loro autostima sviluppando sentimenti di vergogna, autosvalutazione e depressione.
  • Vi è compromissione della qualità della vita della persona in quanto vi è maggiore sofferenza durante tutto il periodo scolastico arrivando spesso ad abbandonare precocemente gli studi nonostante le potenzialità e risorse. Il soggetto con ansia d'esame, anche se possiede discrete capacità per fronteggiare la situazione, mostra una tendenza ad ignorarle; così facendo, anche situazioni ambientali di poco conto si trasformano in gravi minacce per la riuscita della prova alla quale la persona si sta sottoponendo.

  •  Vi è la tendenza a far dipendere la propria autostima da un riconoscimento esterno, come un voto. Ossessionato dal voto, uno studente ansioso, immagina che una performance non adeguata possa fargli perdere la stima e l’approvazione delle persone per lui importanti. Chi soffre d'ansia d'esame sente che, durante l'esame, non viene valutata solo la sua preparazione scolastica, ma anche la sua intelligenza e le sue capacità personali. La rigidità di questa posizione viene costantemente alimentata da una serie di idee irrazionali come: "Devo essere perfetto", "Chi non ha successo viene criticato, emarginato e rifiutato dagli altri", "Ho valore solo se ho successo". Tale prospettiva irrazionale e assolutistica viene spostata anche nel futuro, il quale viene immaginato come triste e privo di possibilità di cambiamento; tale processo di pensiero è contraddistinto da una generalizzazione della situazione d'esame a tutte le altre situazioni della vita, per cui la persona arriva a sentenziare, per esempio: "Sarò un buono a nulla", "Gli altri non avranno mai stima di me", "La mia vita sarà vuota e insoddisfacente".


QUALI SONO LE SUE ORIGINI?


La letteratura ha riscontrato nella storia di queste persone episodi che li hanno portati a ipervistire sulla scuola, come se essa fosse nella loro vita e per la loro esperienza diventata un mezzo efficace per ottere ammirazione, amore, approvazione o per evitare umiliazioni o rimproveri. In genere si tratta di persone che fanno dipendere la loro autostima dagli altri diventando più vulnerabili perché ovviamente i criteri esterni possono essere arbitrari.

Ecco che allora l’ansia d’esame non è solo ansia, ma vera proprio angoscia. Vi è la sensazione che in quella circostanza ci si giochi tutto: autostima, fiducia, approvazione, amore col rischio di…rischiare di perdere tutto ciò!

Ben comprensibile quindi come essa possa sfociare nel panico vero e proprio.  Ognuno di noi se sentisse di essere esposto a un rischio così grande manifesterebbe ansia…patologica!



QUALI SOLUZIONI TROVANO LE PERSONE CHE HANNO ANSIA DA ESAME?


Nei casi più gravi utilizzano la difesa dell’evitamento.

L’evitamento ha nel breve periodo, la capacità di ridurre l’ansia. Appena si decide di evitare l’esame…ci si tranquillizza.

Tuttavia non è una soluzione efficace, perché l’evitamento non permette di smentire le ipotesi catastrofiche legate ad esso.



COSA SI PUO’ FARE DI PIU’ OPPORTUNO?


Il primo passo consiste nel riconoscimento e nella presa di coscienza del problema da parte dell'interessato. È fondamentale che il soggetto riconosca l'ansia da esame come un aspetto della sua personalità, senza cadere in maniera eccessiva nell'autosvalutazione, e acquisendo la consapevolezza di poter affrontare il problema. È importante lavorare sulle circostanze, spesso familiari, che hanno portato a creare delle idee irrazionali che si manifestano ogni volta che…c’è un esame in arrivo!

domenica 19 maggio 2013

QUANDO LO SHOPPING DIVENTA DIPENDENZA



La dipendenza dagli acquisti, definita anche shopping compulsivo, è un disturbo psicologico e comportamentale caratterizzato dalla tendenza a manifestare continui ed improvvisi bisogni irrefrenabili di acquisto  e connotato da peculiari caratteristiche che lo distinguono dalla “normale” mania di comprare tipica anche del diffuso atteggiamento consumistico proprio della nostra società moderna.
Siamo in presenza di un disturbo di dipendenza da shopping quando vengono soddisfatte tutte queste condizioni:

  •  gli acquisti si ripetono più volte in una settimana;

  • il denaro investito per lo shopping è eccessivo rispetto alle proprie possibilità economiche;
  • gli acquisti perdono la loro ragione d'essere: non importa che cosa si compri, se vestiti , libri, profumi, oggetti per la casa o alimenti; ciò che conta è comprare, soddisfare un bisogno irrefrenabile che spinge a entrare in un negozio e uscirne carichi di pacchi;
  • quando il bisogno di fare shopping non può essere soddisfatto, il mancato acquisto crea profonde crisi di ansia e frustrazione;
  • la dedizione agli acquisti compare come qualcosa di nuovo rispetto alle abitudini precedenti.
A differenza delle comuni attività di acquisto che possono rappresentare un momento di condivisione con il partner o gli amici, lo shopping patologico è un’attività che viene svolta prevalentemente da soli, una sorta di piacere privato.
Black (2007) distingue 4 diverse fasi attraverso cui si manifestano le condotte patologiche di acquisto: anticipation, preparation, shopping, spending.

  1. ANTICIPATION: la persona sviluppa un pensiero, un impulso, una preoccupazione relativa all’acquisto di un oggetto; questo momento è spesso preceduto da sentimenti depressivi, ansia, noia o autosvalutazione.
  2. PREPARATION: il soggetto organizza e prepara l’attività dello shopping individuando l’area o il negozio, gli oggetti da acquistare , la modalità di pagamento.
  3. SHOPPING: è caratterizzata dall’intensa eccitazione e gratificazione che il soggetto prova mentre sta acquistando.
  4. SPENDING: è la fase dell’acquisto. Questo momento è seguito spesso da sentimenti di depressione, vergogna  e colpa.

 MA..COSA NASCONDE LO SHOPPING COMPULSIVO?

  1. COMPULSIONE: è un comportamento ripetitivo (ad es. lavarsi continuamente le mani) o un atto mentale (ad es. ripetere continuamente delle parole o delle combinazioni di numeri) che ha l’obiettivo di contenere l’ansia. 
  2. ALLEVIARE LO STATO DEPRESSIVO: lo shopping compulsivo nasconde il bisogno di alleviare uno stato depressivo di cui non sempre il soggetto è consapevole. Molto spesso, la felicità dopo un acquisto, va a colmare un vuoto di relazioni, sentimenti negativi, poca autostima che il soggetto vive nella propria vita.
  3.   DIPENDENZA: c’è una somiglianza tra shopping compulsivo e dipendenza in senso generale. In ogni dipendenza ci sono vari fenomeni: carving-tolleranza-astinenza ossia in ordine l’incapacità di controllare l’impulso, il bisogno di aumentare sempre più le dosi e le crisi che si provano quando vi è l’impossibilità oggettiva di acquistare.
  4.  DIFFICOLTA’ A CONTROLLARE GLI IMPULSI: questa spinta incontrollabile all’acquisto viene definita “buying impulse” e viene descritta come una pervasiva tendenza distruttiva, creata da un bisogno urgente che preme per essere soddisfatto.

Una cosa importante è che lo shopping compulsivo causa problemi significativi quali stress, interferenze con il funzionamento sociale e lavorativo, disagi familiari e coniugali e gravi problemi finanziari. Inoltre, si riscontrano molto spesso sentimenti di colpa e vergogna in seguito all'acquisto di oggetti che, il più delle volte, vengono nascosti al resto della famiglia oppure messi da parte, regalati o buttati via.
Si innesca così un circolo vizioso: il disagio fa affiorare nuovamente il bisogno di un nuovo acquisto. Anche se il suo armadio è strapieno di cose - che forse non userà mai- lo shopper si sente "svuotato" e sente nuovamente crescere l'impulso ad acquistare di nuovo.

COSA SI PUO’ FARE DA SOLO PER RIPRENDERE IL CONTROLLO?

lascia a casa la carta di credito: se vai a fare shopping, porta con te solo i contanti che hai nel portafoglio. Così controllerai meglio le tue spese.
stabilisci un budget: leggi i tuoi estratti conto, consulta regolarmente i tuoi conti su Internet e impara a gestire meglio i tuoi soldi prevedendo una somma da spendere per lo shopping, senza mai superarla.
poniti delle domande prima di comprare: ho davvero bisogno? Ci sono altre spese che hanno la precedenza? Affitto, bollette del telefono? Mi sentirò davvero meglio dopo questo acquisto?
• tieni un diario dei tuoi acquisti da aggiornare scrupolosamente. Se ti rendi conto che hai comprato cose inutili, prova a capire perché.
• fai un bilancio: apri l’armadio e fai un bilancio. Rifletti un pò...
provaci: esci a fare un giro per negozi senza soldi né carta di credito, ma per il semplice piacere di rifarti gli occhi. Se vedi qualcosa che ti soddisfa aspetta alcuni giorni per capire se questo oggetto ti manca realmente o se il desiderio è passato.

QUANDO TUTTO CIO’ NON BASTA…
Non sempre questi piccoli consigli fai da te servono per risolvere il problema, proprio perché come spiegato sopra tale comportamento è solo la punta di un iceberg di malessere molto più profondo.
Liberarsi dalla dipendenza da shopping si può, come da ogni altra forma di dipendenza, con una terapia che tenga sotto controllo i comportamenti problematici e li riduca nel tempo fino a farli scomparire, attraverso la comprensione dei significati soggettivi e molteplici del sintomo, tentativo disadattivo di dar voce a un profondo malessere.


Dott.ssa Laura Prada 
 


FONTI:
·         "Le Nuove Dipendenze. Diagnosi e clinica". Caretti V., La Barbera D. Ediz. Carocci, 2009, Roma
·          http://psicologoinfamiglia.myblog.it/archive/2009/05/14/lo-shopping-compulsivo-quando-l-acquisto-diventa-dipendenza.html
·          http://www.lrpsicologia.it/shopping%20compulsivo.html

martedì 14 maggio 2013

ATTACCO DI PANICO...SI PUO' SUPERARE?



COS’E’ L’ATTACCO DI PANICO?
L’attacco di panico si colloca all’interno dei disturbi d’ansia. È infatti caratterizzato da un episodio acuto d’ansia accompagnato da una serie di sintomi fisici e da pensieri catastrofici.
Si tratta di solito di attacchi improvvisi e quindi ancora più spaventanti per chi li sta vivendo, che durano dai 10 ai 20 minuti. Sembra un breve periodo, tuttavia provocano un disagio molto intenso, una esperienza che può modificare e influenzare la vita di chi l’ha provato.
Una persona che ha avuto un attacco di panico si spaventa molto e ciò provoca prima di tutto il terrore di riprovare tale esperienza in futuro e crea in breve tempo la sensazione di ansia in situazioni in cui la maggior parte delle persone non proverebbe malessere. Questo, ovviamente, è molto debilitante per chi si trova in questa condizione.
Chi soffre di attacchi di panico ha spesso anche altre fobie difficili da gestire: uscire da soli o stare in casa da soli può diventare problematico, affrontare esperienze per tutti serene può diventare un’impresa, usare mezzi di trasporto pubblici può essere accompagnato dalla paura di star male lontano da casa.

QUALI SONO I SINTOMI?
I sintomi che vengono riportati sono: respiro affannoso, palpitazioni, vertigini, formicolii alle mani o ai piedi, senso di costrizione o dolore al torace, sensazione di soffocamento o mancanza d’aria, sensazione di svenimento, sudorazione, tremori, vampate di caldo o di freddo, bocca asciutta, nausea o nodo allo stomaco, debolezza alle gambe, annebbiamento della vista, tensione muscolare, fatica a pensare o a parlare, paura di morire, di perdere il controllo. Perché si possa parlare di attacco di panico son
o necessari almeno 4 di questi sintomi elencati.

QUAL E’ LA DOMANDA TIPICA DI CHI SOFFRE DI ATTACCHI DI PANICO?
Chi ha questo tipo di problema e viene nel mio studio porta di solito una domanda ben precisa: “Riuscirò a tornare come prima? Passeranno prima o poi?”
Con questa domanda, spesso, la persona ci chiede di aiutarla e eliminare tutte quelle sensazioni fisiche spiacevoli.

QUALI SONO I PRINCIPALI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE?
Il primo obiettivo diventa quindi quello di aiutare il paziente a capire che questi sintomi fisici non sono realmente pericolosi, ma sono solo una conseguenza dell’ansia e quindi tutti i pensieri catastrofici non accadranno veramente. Questa è una consapevolezza che le persone non acquisiscono in modo immediato, ma aiuta sicuramente a interrompere il circolo vizioso dell’ansia. Esistono delle tecniche mirate grazie alle quali il paziente può gestire al meglio le sensazioni fisiche spiacevoli.
Il secondo passaggio importante è quello di comprendere che le cause di questi attacchi di panico non sono mai riconducibili a fatti obiettivi e concreti, ma si rifanno a vissuti molto più profondi legati molto spesso ad una dimensione relazionale. Emerge quindi la necessità di esplorare la dimensione relazionale perché da li si sono formate delle parti di noi stessi di cui non abbiamo consapevolezza.
Curioso è infatti notare che la parola ansia deriva da angere che vuole dire proprio “stringere” e ci fa venire in mente sicuramente i legami stretti che abbiamo con le figure per noi più importanti.
Ecco che allora il sintomo diventa per noi una guida, una bussola che ci permette di orientarci e di esplorare la storia della persona per comprendere il significato della vera crisi. Ad esempio tali sintomi emergono a seguito di un malessere che la persona vive nelle sue relazioni significative o riguarda le difficoltà di svincolo dai propri genitori. Da qui allora l’attacco di panico rappresenta un messaggio non solo per chi ne è portatore, ma per tutto il contesto relazionale nel quale è inserito.
L’aiuto di un professionista permette di capire il senso del sintomo che stiamo vivendo quotidianamente. Nessun sintomo si scomoda mai per niente, quindi vale la pena ascoltarlo e capirlo, per poi curarlo e poterlo abbandonare.
Dott.ssa Laura Prada