martedì 14 maggio 2013

ATTACCO DI PANICO...SI PUO' SUPERARE?



COS’E’ L’ATTACCO DI PANICO?
L’attacco di panico si colloca all’interno dei disturbi d’ansia. È infatti caratterizzato da un episodio acuto d’ansia accompagnato da una serie di sintomi fisici e da pensieri catastrofici.
Si tratta di solito di attacchi improvvisi e quindi ancora più spaventanti per chi li sta vivendo, che durano dai 10 ai 20 minuti. Sembra un breve periodo, tuttavia provocano un disagio molto intenso, una esperienza che può modificare e influenzare la vita di chi l’ha provato.
Una persona che ha avuto un attacco di panico si spaventa molto e ciò provoca prima di tutto il terrore di riprovare tale esperienza in futuro e crea in breve tempo la sensazione di ansia in situazioni in cui la maggior parte delle persone non proverebbe malessere. Questo, ovviamente, è molto debilitante per chi si trova in questa condizione.
Chi soffre di attacchi di panico ha spesso anche altre fobie difficili da gestire: uscire da soli o stare in casa da soli può diventare problematico, affrontare esperienze per tutti serene può diventare un’impresa, usare mezzi di trasporto pubblici può essere accompagnato dalla paura di star male lontano da casa.

QUALI SONO I SINTOMI?
I sintomi che vengono riportati sono: respiro affannoso, palpitazioni, vertigini, formicolii alle mani o ai piedi, senso di costrizione o dolore al torace, sensazione di soffocamento o mancanza d’aria, sensazione di svenimento, sudorazione, tremori, vampate di caldo o di freddo, bocca asciutta, nausea o nodo allo stomaco, debolezza alle gambe, annebbiamento della vista, tensione muscolare, fatica a pensare o a parlare, paura di morire, di perdere il controllo. Perché si possa parlare di attacco di panico son
o necessari almeno 4 di questi sintomi elencati.

QUAL E’ LA DOMANDA TIPICA DI CHI SOFFRE DI ATTACCHI DI PANICO?
Chi ha questo tipo di problema e viene nel mio studio porta di solito una domanda ben precisa: “Riuscirò a tornare come prima? Passeranno prima o poi?”
Con questa domanda, spesso, la persona ci chiede di aiutarla e eliminare tutte quelle sensazioni fisiche spiacevoli.

QUALI SONO I PRINCIPALI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE?
Il primo obiettivo diventa quindi quello di aiutare il paziente a capire che questi sintomi fisici non sono realmente pericolosi, ma sono solo una conseguenza dell’ansia e quindi tutti i pensieri catastrofici non accadranno veramente. Questa è una consapevolezza che le persone non acquisiscono in modo immediato, ma aiuta sicuramente a interrompere il circolo vizioso dell’ansia. Esistono delle tecniche mirate grazie alle quali il paziente può gestire al meglio le sensazioni fisiche spiacevoli.
Il secondo passaggio importante è quello di comprendere che le cause di questi attacchi di panico non sono mai riconducibili a fatti obiettivi e concreti, ma si rifanno a vissuti molto più profondi legati molto spesso ad una dimensione relazionale. Emerge quindi la necessità di esplorare la dimensione relazionale perché da li si sono formate delle parti di noi stessi di cui non abbiamo consapevolezza.
Curioso è infatti notare che la parola ansia deriva da angere che vuole dire proprio “stringere” e ci fa venire in mente sicuramente i legami stretti che abbiamo con le figure per noi più importanti.
Ecco che allora il sintomo diventa per noi una guida, una bussola che ci permette di orientarci e di esplorare la storia della persona per comprendere il significato della vera crisi. Ad esempio tali sintomi emergono a seguito di un malessere che la persona vive nelle sue relazioni significative o riguarda le difficoltà di svincolo dai propri genitori. Da qui allora l’attacco di panico rappresenta un messaggio non solo per chi ne è portatore, ma per tutto il contesto relazionale nel quale è inserito.
L’aiuto di un professionista permette di capire il senso del sintomo che stiamo vivendo quotidianamente. Nessun sintomo si scomoda mai per niente, quindi vale la pena ascoltarlo e capirlo, per poi curarlo e poterlo abbandonare.
Dott.ssa Laura Prada

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