COS’E’ L’ATTACCO
DI PANICO?
L’attacco di
panico si colloca all’interno dei disturbi d’ansia. È infatti caratterizzato da
un episodio acuto d’ansia accompagnato da una serie di sintomi fisici e da
pensieri catastrofici.
Si tratta di
solito di attacchi improvvisi e quindi ancora più spaventanti per chi li sta
vivendo, che durano dai 10 ai 20 minuti. Sembra un breve periodo, tuttavia
provocano un disagio molto intenso, una esperienza che può modificare e
influenzare la vita di chi l’ha provato.
Una persona che
ha avuto un attacco di panico si spaventa molto e ciò provoca prima di tutto il
terrore di riprovare tale esperienza in futuro e crea in breve tempo la
sensazione di ansia in situazioni in cui la maggior parte delle persone non
proverebbe malessere. Questo, ovviamente, è molto debilitante per chi si trova
in questa condizione.
Chi soffre di
attacchi di panico ha spesso anche altre fobie difficili da gestire: uscire da
soli o stare in casa da soli può diventare problematico, affrontare esperienze
per tutti serene può diventare un’impresa, usare mezzi di trasporto pubblici
può essere accompagnato dalla paura di star male lontano da casa.
QUALI SONO I
SINTOMI?
I sintomi che
vengono riportati sono: respiro affannoso, palpitazioni, vertigini, formicolii
alle mani o ai piedi, senso di costrizione o dolore al torace, sensazione di
soffocamento o mancanza d’aria, sensazione di svenimento, sudorazione, tremori,
vampate di caldo o di freddo, bocca asciutta, nausea o nodo allo stomaco,
debolezza alle gambe, annebbiamento della vista, tensione muscolare, fatica a
pensare o a parlare, paura di morire, di perdere il controllo. Perché si possa
parlare di attacco di panico son
o necessari almeno 4 di questi sintomi
elencati.
QUAL E’ LA
DOMANDA TIPICA DI CHI SOFFRE DI ATTACCHI DI PANICO?
Chi ha questo
tipo di problema e viene nel mio studio porta di solito una domanda ben
precisa: “Riuscirò
a tornare come prima? Passeranno prima o poi?”
Con questa
domanda, spesso, la persona ci chiede di aiutarla e eliminare tutte quelle
sensazioni fisiche spiacevoli.
QUALI SONO I
PRINCIPALI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE?
Il primo
obiettivo diventa quindi quello di aiutare il paziente a capire che questi
sintomi fisici non sono realmente pericolosi, ma sono solo una conseguenza
dell’ansia e quindi tutti i pensieri catastrofici non accadranno veramente.
Questa è una consapevolezza che le persone non acquisiscono in modo immediato,
ma aiuta sicuramente a interrompere il circolo vizioso dell’ansia. Esistono
delle tecniche mirate grazie alle quali il paziente può gestire al meglio le
sensazioni fisiche spiacevoli.
Il secondo
passaggio importante è quello di comprendere che le cause di questi attacchi di
panico non sono mai riconducibili a fatti obiettivi e concreti, ma si rifanno a
vissuti molto più profondi legati molto spesso ad una dimensione relazionale. Emerge
quindi la necessità di esplorare la dimensione relazionale perché da li si sono
formate delle parti di noi stessi di cui non abbiamo consapevolezza.
Curioso è
infatti notare che la parola ansia deriva da angere che vuole dire proprio “stringere”
e ci fa venire in mente sicuramente i legami stretti che abbiamo con le figure
per noi più importanti.
Ecco che allora
il sintomo diventa per noi una guida, una bussola che ci permette di orientarci
e di esplorare la storia della persona per comprendere il significato della vera
crisi. Ad esempio tali sintomi emergono a seguito di un malessere che la
persona vive nelle sue relazioni significative o riguarda le difficoltà di
svincolo dai propri genitori. Da qui allora l’attacco di panico rappresenta un
messaggio non solo per chi ne è portatore, ma per tutto il contesto relazionale
nel quale è inserito.
L’aiuto di un
professionista permette di capire il senso del sintomo che stiamo vivendo
quotidianamente. Nessun sintomo si scomoda mai per niente, quindi vale la pena
ascoltarlo e capirlo, per poi curarlo e poterlo abbandonare.
Dott.ssa Laura Prada
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