Normalmente con l’adolescenza
scompare il figlio bambino e inizia una lenta distanza con i genitori. Spesso questo
crea difficoltà ai genitori stessi che non sanno più come comportarsi.
Secondo Erikson l’adolescenza
corrisponde allo stadio della crisi d’identità e si caratterizza per l’abbandono
dell’identità della fanciullezza per costruirne una più adeguata per la vita
adulta. Il concetto di crisi nasce dall’idea che ci debba essere un cambiamento
e dal fatto che l’adolescente “sceglie” come e cosa vuole diventare. Il risultato
è positivo se il ragazzo riesce a scegliere una prospettiva essenziale unica e
coerente che armonizza tutti gli aspetti del sé. Chi supera la crisi significa
che ha esplorato efficacemente le possibilità presenti nei diversi ambienti e
ha costruito una sua direzione.
Alla struttura dell’identità
contribuiscono oltre che la dotazione biologica, anche i vari ambienti di
appartenenza come la famiglia, i coetanei, la scuola e i valori culturali.
In questa fase diventa
fondamentale la relazione con i coetanei. Gli adolescenti si staccano sempre
più dalla famiglia avvicinandosi agli amici. Sono proprio questi contesti
extrafamiliari che rispondono all’esigenza di autonomia e consentono di
interpretare ruoli diversi da quelli sempre recitati in famiglia e permettono
di scoprire anche aspetti di sé che non avevano ancora avuto modo di conoscere.
Le regole..perchè un adolescente
non le rispetta più?
Vediamo un esempio molto
tipico: ”Ieri ho cercato veramente di comunicare con mia
figlia. Le ho detto che è importante che lei si confidi con me e mi parli delle
sue frequentazioni".
Lei mi ha risposto "Mamma, ti prego, smettila di dirmi sempre quello che devo fare!".
Lei mi ha risposto "Mamma, ti prego, smettila di dirmi sempre quello che devo fare!".
La cosa
principale che i genitori notano è che i figli quando diventano adolescenti non
rispettano più le regole e si confidano molto meno.
Questo
accade perché i ragazzi vogliono imparare da soli, per misurarsi con se stessi
per distanziarsi dalla famiglia e facilitare il passaggio ad una nuova fase
della vita. Solitamente però, la ribellione non è mai totale. Il rifiuto
riguarda in modo particolare i tentativi dei genitori di controllare cosa i
ragazzi fanno. Infatti quando i figli iniziano a voler essere trattati come
adulti i genitori temono che possa accadere loro qualcosa di brutto e quindi
pensano che la cosa migliore da fare sia quella di aumentare sui loro figli il
controllo. Non c’è nulla di più sbagliato, perché significa non favorire l’autonomia
del ragazzo e l’autonomia è uno dei compiti di crescita fondamentale di questa
fase adolescenziale.
Ecco perché
spesso in adolescenza ci sono sempre più conflitti tra genitori e figli.
La cosa
importante per un genitore è riuscire a osservare i propri figli senza invadere
il loro tentativo di autonomia, ma assicurando un certo grado di sicurezza e di
accompagnamento.
Cosa accade
alle mamme e ai papà?
Spesso
per le mamme l’adolescenza di un figlio viene vissuta con smarrimento e
tristezza. Quando il bambino era piccolo la mamma si sentiva un punto di
riferimento, una guida, sempre a conoscenza di quello che accadeva al proprio
bambino e con la capacità di comprenderlo anche senza le parole. La mamma
spesso è in difficoltà a lasciare il proprio bambino per lasciare posto all’adolescente.
Per lei è come se dovesse lasciarlo andare in un mondo che può essere pericoloso
e vorrebbe a tutti i costi proteggerlo dalle difficoltà della vita.
Durante l’adolescenza,
però, la relazione intensa con la mamma potrebbe diventare troppo pesante per
un figlio che ha bisogno di prendere le distanze per conoscersi meglio e “costruirsi”.
Molti adolescenti sono schiacciati dal controllo materno e paterno e dalle
vicinanze imposte.
È importante
aiutare queste mamme, a volte anche i papà, a comprendere la loro sofferenza per la
separazione che la crescita di un figlio comporta e aiutarla a comprendere che
ciò non ha nulla a che fare con la perdita dell’amore genitore-figlio, ma è un
passaggio fisiologico che riguarda il ciclo di vita.
Anche i
papà si trovano a gestire delle autentiche sfide educative che mettono in pericolo
l’autorità paterna.
A livello
psicologico questo distacco adolescenziale fa sentire spesso entrambi i
genitori non tanto più liberi, ma più soli. È importante che continuino però a
garantire il processo di esplorazione del mondo del proprio bambino e che
imparino ad avere un atteggiamento di attesa che permetta di sviluppare fiducia
e verso l’adolescente, che è ciò di cui ha bisogno.
(fine
prima parte)
Dott.ssa Laura Prada
FONTI:
Erikson E. H. (1968), Identity: Youth and crisis, Norton Company.
Mahler M. S., Fine F., Bergman A. (1978), La nascita psicologica del bambino, Boringhieri.
Minuchin S. (1974), Famiglie e terapia della famiglia. Astrolabio, Roma.
Pellai A. (2009), Questa casa non è un albergo. Adolescenti: istruzioni per l’uso, Kowalski Editore, Milano.
Pellai A. (2010), Nella pancia del papà. Padre e figlio: una relazione emotiva, Franco Angeli.
Rizzato M. e Donelli D. (2011), Io sono il tuo specchio. Neuroni specchio ed empatia, Edizioni Amrita.
http://www.medicitalia.it/minforma/Psicologia/1501/La-relazione-genitoriale-con-l-adolescente-Non-lo-riconosco-piu
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