domenica 25 agosto 2013

QUANDO L'ADOLESCENZA ARRIVA... (1° PARTE)



Normalmente con l’adolescenza scompare il figlio bambino e inizia una lenta distanza con i genitori. Spesso questo crea difficoltà ai genitori stessi che non sanno più come comportarsi.
Secondo Erikson l’adolescenza corrisponde allo stadio della crisi d’identità e si caratterizza per l’abbandono dell’identità della fanciullezza per costruirne una più adeguata per la vita adulta. Il concetto di crisi nasce dall’idea che ci debba essere un cambiamento e dal fatto che l’adolescente “sceglie” come e cosa vuole diventare. Il risultato è positivo se il ragazzo riesce a scegliere una prospettiva essenziale unica e coerente che armonizza tutti gli aspetti del sé. Chi supera la crisi significa che ha esplorato efficacemente le possibilità presenti nei diversi ambienti e ha costruito una sua direzione.
Alla struttura dell’identità contribuiscono oltre che la dotazione biologica, anche i vari ambienti di appartenenza come la famiglia, i coetanei, la scuola e i valori culturali.
In questa fase diventa fondamentale la relazione con i coetanei. Gli adolescenti si staccano sempre più dalla famiglia avvicinandosi agli amici. Sono proprio questi contesti extrafamiliari che rispondono all’esigenza di autonomia e consentono di interpretare ruoli diversi da quelli sempre recitati in famiglia e permettono di scoprire anche aspetti di sé che non avevano ancora avuto modo di conoscere.

Le regole..perchè un adolescente non le rispetta più?
Vediamo un esempio molto tipico: ”Ieri ho cercato veramente di comunicare con mia figlia. Le ho detto che è importante che lei si confidi con me e mi parli delle sue frequentazioni".
Lei mi ha risposto
"Mamma, ti prego, smettila di dirmi sempre quello che devo fare!".
La cosa principale che i genitori notano è che i figli quando diventano adolescenti non rispettano più le regole e si confidano molto meno.
Questo accade perché i ragazzi vogliono imparare da soli, per misurarsi con se stessi per distanziarsi dalla famiglia e facilitare il passaggio ad una nuova fase della vita. Solitamente però, la ribellione non è mai totale. Il rifiuto riguarda in modo particolare i tentativi dei genitori di controllare cosa i ragazzi fanno. Infatti quando i figli iniziano a voler essere trattati come adulti i genitori temono che possa accadere loro qualcosa di brutto e quindi pensano che la cosa migliore da fare sia quella di aumentare sui loro figli il controllo. Non c’è nulla di più sbagliato, perché significa non favorire l’autonomia del ragazzo e l’autonomia è uno dei compiti di crescita fondamentale di questa fase adolescenziale.
Ecco perché spesso in adolescenza ci sono sempre più conflitti tra genitori e figli.
La cosa importante per un genitore è riuscire a osservare i propri figli senza invadere il loro tentativo di autonomia, ma assicurando un certo grado di sicurezza e di accompagnamento.

Cosa accade alle mamme e ai papà?
Spesso per le mamme l’adolescenza di un figlio viene vissuta con smarrimento e tristezza. Quando il bambino era piccolo la mamma si sentiva un punto di riferimento, una guida, sempre a conoscenza di quello che accadeva al proprio bambino e con la capacità di comprenderlo anche senza le parole. La mamma spesso è in difficoltà a lasciare il proprio bambino per lasciare posto all’adolescente. Per lei è come se dovesse lasciarlo andare in un mondo che può essere pericoloso e vorrebbe a tutti i costi proteggerlo dalle difficoltà della vita.
Durante l’adolescenza, però, la relazione intensa con la mamma potrebbe diventare troppo pesante per un figlio che ha bisogno di prendere le distanze per conoscersi meglio e “costruirsi”. Molti adolescenti sono schiacciati dal controllo materno e paterno e dalle vicinanze imposte.
È importante aiutare queste mamme, a volte anche i papà,  a comprendere la loro sofferenza per la separazione che la crescita di un figlio comporta e aiutarla a comprendere che ciò non ha nulla a che fare con la perdita dell’amore genitore-figlio, ma è un passaggio fisiologico che riguarda il ciclo di vita.
Anche i papà si trovano a gestire delle autentiche sfide educative che mettono in pericolo l’autorità paterna.
A livello psicologico questo distacco adolescenziale fa sentire spesso entrambi i genitori non tanto più liberi, ma più soli. È importante che continuino però a garantire il processo di esplorazione del mondo del proprio bambino e che imparino ad avere un atteggiamento di attesa che permetta di sviluppare fiducia e verso l’adolescente, che è ciò di cui ha bisogno.

(fine prima parte)
Dott.ssa Laura Prada

FONTI:
Erikson E. H. (1968), Identity: Youth and crisis, Norton Company.
Mahler M. S., Fine F., Bergman A. (1978), La nascita psicologica del bambino, Boringhieri.
Minuchin S. (1974), Famiglie e terapia della famiglia. Astrolabio, Roma.
Pellai A. (2009), Questa casa non è un albergo. Adolescenti: istruzioni per l’uso, Kowalski Editore, Milano.
Pellai A. (2010), Nella pancia del papà. Padre e figlio: una relazione emotiva, Franco Angeli.
Rizzato M. e Donelli D. (2011), Io sono il tuo specchio. Neuroni specchio ed empatia, Edizioni Amrita.
http://www.medicitalia.it/minforma/Psicologia/1501/La-relazione-genitoriale-con-l-adolescente-Non-lo-riconosco-piu

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